Nuovi elementi dalla stimolazione della corteccia sensoriale umana

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 20 maggio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La stimolazione della superficie della corteccia cerebrale umana è legata ad alcune fra le più importanti pagine della storia recente delle neuroscienze, e riporta ad una contrapposizione epocale tra due tesi che a lungo hanno diviso la comunità neuroscientifica: specializzazione localizzata delle funzioni contro azione di massa dovuta a reti di aree distribuite. La localizzazione anatomica delle funzioni cerebrali, incluse quelle psichiche, sostenuta dal neurofisiologo e neurochirurgo canadese Wilder Penfield e la sua scuola di Montreal, si contrapponeva alla tesi di una mediazione diffusa nel cervello delle risorse psichiche quali quelle legate alla memoria, che ha avuto in Karl Lashley il suo principale esponente. Gli esperimenti di Lashley, basati sull’asportazione di parti della corteccia cerebrale di ratti, sembravano dimostrare che la memoria necessaria ad orientarsi correttamente in un labirinto fosse il prodotto di un’azione di massa della corteccia nel suo insieme e non l’effetto dell’attività di un centro specializzato per la memoria[1].

Negli stessi anni in cui la ricerca neurobiologica di base sembrava dimostrare l’impossibilità di localizzare funzioni cognitive negli animali di laboratorio, Penfield realizzò con Rasmussen ed altri collaboratori una mappa corticale che, oltre a comprendere l’omuncolo delle localizzazioni corticali somatosensoriali e somatomotorie, rispettivamente nei giri post-centrale e precentrale, registrava effetti di attivazione ed evocazione di memorie[2].

A distanza di oltre sessant’anni da quegli studi, la superficie corticale del cervello umano è studiata e stimolata mediante elettrodi molto sofisticati per elettrocorticografia (ECoG). Più specificamente, negli anni recenti la tecnologia per l’interfaccia cervello/computer basata sull’ECoG ha acceso un nuovo interesse nel fornire un feedback somatosensoriale mediante gli elettrodi per ECoG, ossia strumenti perfezionati per la recezione e l’invio di correnti elettriche direttamente sulla corteccia cerebrale. Hiremath e colleghi hanno condotto, con questi mezzi, uno studio di stimolazione della durata di 28 giorni su un volontario umano, ottenendo risultati che rappresentano un interessante progresso in questo campo.

(Hiremath S. V., et al. Human perception of electrical stimulation on the surface of somatosensory cortex. PLoS One  12 (5):e0176020, May 10, 2017).

Dei dodici istituti di riferimento degli autori si citano i seguenti: Department of Physical Medicine and Rehabilitation, University of Pittsburgh, Pittsburgh, Pennsylvania (USA); Center for the Neural Basis of Cognition, Pittsburgh, Pennsylvania (USA); Department of Physical Therapy, Temple University, Philadelphia, Pennsylvania (USA); Department of Neurological Surgery, University of Pittsburgh, Pittsburgh, Pennsylvania (USA); McGowan Institute for Regenerative Medicine, University of Pittsburgh, Pittsburgh, Pennsylvania (USA); Qiushi Academy for Advanced Studies, Zhejiang University, Hangzhou, Zhejiang (Cina).

Il lavoro di Penfield ebbe inizio dallo studio della corteccia cerebrale di pazienti epilettici per fini terapeutici. In casi di epilessia grave e intrattabile si procedeva scalottando il cranio del paziente sveglio, in anestesia locale, ed esplorando la superficie corticale del paziente mediante stimolazione con elettrodi per poter individuare la sede della lesione focale dalla quale si diffonde l’attività elettrica anomala, al fine di eliminarla. Mentre eseguiva una tale esplorazione, Penfield notò che, quando l’elettrodo passava su una regione motoria della corteccia, si verificavano movimenti di segmenti degli arti, specifici per quell’area corticale e senza l’intervento della volontà del paziente. Quando stimolava la corteccia occipitale della regione calcarina, corrispondente all’incirca alle aree visive 17 e 18 di Brodmann, il paziente vedeva lampi di luce, e invece sentiva ronzii o suoni musicali se la corrente era erogata sulle aree acustiche del lobo temporale. Stimolando l’area motrice del linguaggio di Broca (area 44 di Brodmann) in genere il paziente era temporaneamente impossibilitato a parlare e a denominare oggetti, oppure pronunciava suoni incomprensibili. Ancora più interessanti erano gli effetti di stimolo di alcune regioni temporali: il paziente ricordava alcune precise sequenze mnemoniche del passato o una particolare esperienza episodica. La ripetizione della stimolazione nello stesso punto evocava gli stessi ricordi. Un reperto, questo, che suffragava la tesi della localizzazione delle memorie.

A proposito degli studi di Penfield si cita qui di seguito un brano estratto da un articolo di Simone Werner:

Le straordinarie trascrizioni delle sedute di stimolazione elettrica della corteccia cerebrale di pazienti svegli scalottati da parte del neurochirurgo e neurofisiologo canadese Wilder Penfield, rimangono fra i documenti più straordinari della storia delle neuroscienze. Nel 1942, per rendersi conto di quali parti del cervello fossero attive e quali fossero state compromesse dalla presenza di un tumore, Penfield stimolò la superficie corticale di una paziente ottenendo una serie impressionante di informazioni da risposte mai evocate prima e, in gran parte, sorprendenti per le conoscenze dell’epoca. Come esempio si riporta, qui di seguito, l’esito della stimolazione elettrica contrassegnata con il numero “11” nella trascrizione.

 

11 – (Esperimento di stimolo ripetuto senza avvertire la paziente) “Si, signore, credo di sentire una madre chiamare il suo bambino da qualche parte. Sembra essere qualcosa che è accaduto anni fa”. (Le si chiede di spiegare) “Qualcuno nel vicinato dove io vivo”. (Poi dice di se stessa al momento della percezione) “Ero in un qualche luogo vicino abbastanza per sentire”[3].

 

Dopo qualche semplice risposta motoria, ad ogni nuovo punto di cimento dell’elettrodo si aveva testimonianza di un nuovo stato mentale indotto nella paziente: ricordi di persone, voci, luoghi improvvisamente ritornati dal passato e divenuti presenti, ma anche sensazioni insolite come quella di “conoscere tutto ciò che sarebbe accaduto nel prossimo futuro”[4]. Penfield scrive: “Ero sempre più stupito ad ognuna delle risposte che il mio elettrodo evocava. Come poteva essere? Questo aveva a che fare con la mente. Io chiamai tali risposte «esperienziali»”[5].

Penfield, che con Rasmussen realizzò la prima mappa neurofunzionale della corteccia cerebrale definendo la somatotopica senso-motoria di tutto il corpo[6], aveva ben presente la differenza che c’è fra il rilievo di un’area la cui stimolazione portava alla contrazione di un dito, e la scoperta di territori in grado di indurre rievocazioni ed evocazioni: per la prima volta si metteva in relazione l’esperienza mentale con l’architettura cerebrale[7].

Torniamo allo studio di Hiremath e colleghi.

Il volontario che ha consentito questa sperimentazione è una persona che, a seguito di una lesione del plesso brachiale, ha riportato la paralisi di un arto superiore. Lo studio, condotto mediante la stimolazione della superficie corticale nell’arco di 28 giorni, era rivolto all’esame delle sensazioni prodotte dalla stimolazione elettrica della corteccia somatosensoriale.

È stata impiantata una griglia ECoG ad alta densità sulle cortecce motoria e somatosensoriale. La stimolazione attraverso gli elettrodi di superficie corticale della corteccia sensoriale della circonvoluzione post-centrale è riuscita ad evocare con successo sensazioni nel braccio e nella mano affetti da paralisi.

I ricercatori hanno individuato 3 risultati-chiave.

1) L’intensità della sensazione percepita aumentava monotonicamente sia con l’ampiezza dell’impulso sia con la frequenza dell’impulso.

2) Modificando l’ampiezza dell’impulso, cambiava il tipo di sensazione, secondo la dettagliata descrizione qualitativa fornita dal volontario.

3) Il volontario era in grado di distinguere tra una stimolazione applicata da due elettrodi di superficie corticale confinanti ad una distanza di 4.5 mm da centro a centro, per tre su sette coppie di elettrodi testate.

Il complesso della sperimentazione ha consentito agli autori dello studio di rilevare che era possibile modulare l’intensità della sensazione, il tipo di sensazione ed evocare sensazioni per una gamma di  localizzazioni, dalle dita alla parte prossimale del braccio, usando differenti elettrodi di stimolazione, anche in un individuo con una perdita cronica della funzione somatosensoriale.

Per le applicazioni neuroprotesiche, questi tre elementi hanno un’importanza cruciale per fornire un feedback somatosensoriale efficace.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

Giovanni Rossi

BM&L-20 maggio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] K. S. Lashley, In search of the engram, in Symposia of the Society for experimental Biology, IV, 454, 1950; si veda anche: K. S. Lashley, Brain mechanism and learning, New York 1963.

[2] Penfield W. & Rasmussen T., The Cerebral Cortex of Man. Macmillan, New York 1950.

[3] Vedi in G. Perrella, La lezione e le lezioni di Wilder Penfield (1987), BM&L-Italia, Firenze 2003; Cfr. W. Penfield, The mistery of the mind. Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1975.

[4] Penfield, riportato in G. Perrella, op. cit., p. 14.

[5] G. Perrella, op. cit., ibidem.

[6] Penfield W. & Rasmussen T., The Cerebral Cortex of Man. Macmillan, New York 1950.

[7] Note e Notizie 10-03-12 Come la stimolazione del cervello può evocare ricordi.